Al km 109,400 della via Appia si incontra il complesso detto dell'Epitaffio. Si tratta di un monumento realizzato con pietra calcarea affiancato da una torre e da una porta d'ingresso sotto cui passava l'antica via Appia che scendeva da Piazza Palatino (Terracina). Il monumento è costituito da un basamento realizzato con blocchi di maggiori dimensioni di tipo più arcaico (forse un altare pagano), mentre l'alzato con quattro cariatidi a volto maschile, iscrizione centrale, modanature e blocchi di minori dimensioni sono pertinenti a modifiche apportate nel 1568. L'opera affianca, come accennato, la nota Torre 'avvistamento voluta dal papa Sisto V perché confine dello Stato Pontificio La Torre è costituita da un corpo parallelepipedo impostato su un basamento troncopiramidale; l'alzato termina con una merlatura aggettante all'esterno.
Su ciascun lato dell'alzato sono visibili due finestre, mentre su tre lati sono porte d'accesso alla struttura. La torre è realizzata con pietre di pezzatura piccola e media, con angolari squadrati anch'essi in pietra locale, ricoperti in origine da stucco, di cui sono ancora visibili i resti; fino al 12 gennaio 1927 l'Epitaffio segnava anche il confine politico tra Lazio e Campania. L'area compresa tra la torre di Portella e l'Epitaffio, ca. 1.000 ettari, risultava terra neutrale e sfuggiva alla vigilanza della gendarmeria pontificia e borbonica per cui il brigantaggio ne beneficio per i propri interessi. A segnare fisicamente il confine tra chiesa e regno di Napoli erano vari cippi
lapidei, ancora visibili sul terreno, con inciso il giglio mal lato di Napoli e le chiavi incrociate sul lato verso Roma. Sotto uno di questi segnacoli è stato rinvenuto recentemente un grosso disco bronzeo con rappresentati i simboli dei due stati confinanti.